Perché la stampa analogica è ancora importante nell’era digitale
La vendita di libri cartacei, dischi in vinile, fotocamere istantanee e altri prodotti analogici sta crescendo. Ma cosa la incoraggia, considerata l’immediata disponibilità dell’equivalente digitale?
Chi di noi sta tornando all’analogico in un certo senso non lo fa perché rifiuta il digitale, ma perché è attratto dal suo essere una tecnologia complementare alle app, software e hardware che usiamo ogni giorno, al lavoro e a casa.
Stiamo adottando l’analogico perché ci offre qualcosa che il digitale semplicemente non è in grado di offrirci. Avendo usato a lungo la tecnologia digitale, per una ventina di anni circa, abbiamo avuto il tempo di valutarne pregi e difetti.
Sono due le ragioni per cui stiamo riscoprendo l’analogico o, nel caso dei consumatori più giovani, adottandolo per la prima volta. La prima è per la finalità e la produttività: quando riteniamo che garantisca prestazioni migliori. Per cui, ad esempio, scriviamo appunti su una Moleskine, non per nostalgia o per quel che rappresenta, ma perché è un’azione funzionale che offre risultati diversi rispetto alla trascrizione delle idee su uno schermo. E dopo aver usato entrambi i sistemi, scopriamo una combinazione delle due che funziona.
Quest’aspetto si nota curiosamente nelle aziende digitali che, lungi dall’essere luddiste, possono disporre della migliore tecnologia. Google, ad esempio, nella prima fase della progettazione del prodotto utilizza la carta. Tutti i designer e gli ingegneri frequentano un corso obbligatorio su come disegnare sulla carta, perché Google ha scoperto che le idee sono migliori e più libere rispetto a quelle create utilizzando i software.
Molte altre aziende utilizzano le lavagne o trovano il modo di ricorrere alla carta e oggetti fisici durante il processo di progettazione, tenendo sempre in mente la produttività. In tal modo sono potenzialmente capaci di realizzare e vendere un prodotto su cui può essere costruito un solido modello di business che aspiri a maggiori profitti.
Un prodotto fisico, con costi per unità ben identificabili, è un sistema misurabile per valutare i proventi, diversamente dalla tipica start-up digitale che ha un modello di business basato sull’accesso gratuito degli utenti per acquisire numeri, nella speranza che un giorno verrà acquistata, ma che in realtà non produce denaro (basti pensare a Uber o Spotify).
Creare rapporti profondi con l’analogico
Il secondo motivo della nostra scelta dell’analogico è quello che io chiamo “analogico per il cuore”. Per assurdo, ci stiamo concedendo cose di cui si dice che non dovrebbero esistere o che sono troppo costose o troppo ingombranti. Dopo tutto libri, vinili, fotografia su pellicola e giochi da tavolo possono essere tutti simulati su un telefono per pochi soldi, senza occupare spazio e con un minore impatto ambientale rispetto all’occorrente per produrli (ad esempio, un file audio rispetto a un disco in vinile fatto di plastica tossica).
"Eppure, ci stiamo avvicinando a quell’esperienza fisica perché ci rende felici. Ci offre qualcosa di tangibile, sia che si tratti di tenere un romanzo in mano, avere un vinile sugli scaffali o vedere uscire una foto da una fotocamera da attaccare poi su una bacheca, incorniciare o regalare. Questo è il tipo di cose che l’equivalente digitale semplicemente non può offrire."
Ed è una cosa profondamente e intrinsecamente umana, pertinente con la nostra identità di consumatori. Ci piace la materia, vogliamo essere in grado di comprare oggetti, regalare oggetti, giocare con gli oggetti, avere oggetti sparsi per casa e tenere oggetti in mano. La gratificazione psicologica ed emotiva è molto più forte e siamo disposti a pagare per averla.
È interessante notare che i consumatori che guidano questa tendenza verso l’analogico sono i giovani, la generazione Y, i millennial e, sempre più, anche i giovanissimi, cresciuti tutti con la tecnologia digitale che per loro è familiare come l'aria che respirano. Nei confronti di questi oggetti fisici, che regalano belle sensazioni e che loro considerano “speciali”, c’è quindi un senso di novità e un legame profondo.
La scelta dell’analogico si riduce quindi a un connubio di testa e cuore: l’interesse pratico nei confronti della produttività e ragioni di natura illogica e irrazionale, ma decisamente romantiche e edonistiche.
L’analogico e il tatto
In tutto questo il tatto gioca un ruolo importante, se non fondamentale. Si può tenere in mano un telefono o un tablet, naturalmente, ma soltanto perché serve per leggervi qualcosa. E tutto ciò che compare su quello schermo è la medesima cosa, nient’altro che pixel. La materia è sempre la stessa: esiste soltanto il vetro levigato dello schermo. È la tangibilità dell’oggetto fisico e reale che soddisfa il nostro senso del tatto.
Il tatto è ancora una delle modalità più importanti con cui conosciamo il mondo circostante. Trascorriamo giornate intere a toccare le cose con ogni parte del nostro corpo ed è il primo modo con cui comunichiamo col mondo da bambini. Quando abbiamo la versione digitale di qualcosa, il tatto viene completamente eliminato.
La gratificazione che ricaviamo dal toccare qualcosa può essere considerata irrilevante, ma in realtà scatena una reazione emotiva profondissima. Pensate a un libro. Non vi è un motivo logico per cui dovremmo leggere qualcosa sulla carta piuttosto che in versione digitale. Le informazioni sono esattamente le stesse, non ci sono meno lettere o parole o idee.
"Con il vinile, è l’oggetto fisico che si compra e il tatto è il valore aggiunto che la gente è disposta a pagare."
Eppure, come molti di noi che hanno letto un e-book confermeranno, manca qualcosa e quella cosa è il tatto. È il peso del libro, la struttura del dorso e dei bordi, la ruvidità delle pagine. Tutto ciò potrebbe essere ritenuto ancora una volta irrilevante, tuttavia c’è un motivo per cui la vendita dei libri cartacei sta crescendo e quella degli e-book diminuendo: perché i consumatori, nel profondo, da qualche parte oltre tale logica, preferiscono il tatto.
Lo stesso vale per i dischi in vinile: è l’oggetto fisico che si compra, quello che dà il valore aggiunto, e il tatto è un valore aggiunto che la gente è disposta a pagare.
Vedere dal vivo e fare esperienze reali
L’idea che una simulazione, con schermi e auricolari, possa essere un'alternativa convincente alla cosa reale è un mito. La promessa evangelica della Silicon Valley della realtà virtuale in ultima istanza non è soddisfacente. Il mondo analogico è il mondo in cui viviamo e tutto ciò che conosciamo attraverso i cinque sensi ci regalerà un’esperienza più ricca. Inevitabilmente ricaviamo più gioia nel partecipare a un concerto dal vivo piuttosto che guardare il medesimo evento su uno schermo, a causa di tutti gli altri fattori che influiscono sulla nostra esperienza, come le folle in attesa, i riverberi che sentiamo con il nostro corpo.
Sicuramente il dispendio in termini di denaro e di energie è maggiore, sia per chi lo produce che per chi vi partecipa, ma lo è anche la gratificazione. Ecco perché vi attribuiamo sempre più valore. Queste sono esperienze sociali non #esperienzesociali.
Si può andare a un concerto e vedere la gente che riprende con i telefoni, che trasmette in diretta e tagga l’evento, ma è una simulazione della vita reale quella che sta creando. È su questo che si basa Instagram: un’esperienza nel mondo reale che si vuole condividere. Dopo tutto siamo creature sociali.
Un’altra cosa interessante è il boom dell’industria dei giochi da tavola. E’ possibile giocare on-line a qualsiasi gioco con gente di tutto il mondo: è un’industria immensa, da milioni e milioni di dollari e ha una sua connotazione sociale, ma sedere da soli davanti a uno schermo non è come giocare a un gioco da tavola o a carte insieme ad amici o parenti.
Il gioco è quasi una scusa per la socializzazione che ne deriva: le risate, gli scherzi, le bevute insieme. È l’aspetto sociale ad essere significativo, sia che si tratti di persone che si incontrano ad un club del libro o a parlare in un negozio di dischi.
Lo stesso avviene sul posto di lavoro. Vi è un vero e proprio vantaggio ad avere persone sedute accanto durante una riunione. Sono spesso invitato a parlare alle conferenze e non è il discorso o la presentazione la parte rilevante, ma quel che accade nel mezzo: i caffè, le chiacchiere, gli scherzi, le amicizie che nascono. Ecco cos’è importante.
L'esperienza dei sensi in negozio
Una delle conseguenze della crescita della tecnologia digitale è che ha rimescolato molto il modo di pensare nel mondo aziendale. Gli oggetti classici sono stati messi da parte e considerati privi di valore una volta che si è affacciato il digitale e che in qualche modo si è dimostrato “superiore”.
Prendete i negozi. Quando lo shopping on-line ha fatto la sua comparsa tutti hanno pensato: “Questa libreria o negozio di dischi è inutile, guarda quanta più scelta e prezzi più bassi ci sono on-line!” Eppure le librerie indipendenti crescono in maniera esponenziale (tra il 2009 e il 2015 il loro numero è cresciuto del 35 per cento negli Stati Uniti) perché hanno il vantaggio di essere uno spazio fisico, con dei prodotti analogici che arrivano a un lettore. Offrono quindi qualcosa che il digitale non può offrire. Proprio come non si può tenere in mano un oggetto digitale, non si può creare un rapporto con le persone che lavorano in un negozio on-line.
I negozi on-line garantiscono solo due cose: prezzo e scelta, che sarà sempre una corsa al ribasso. Apple è stata la prima società informatica ad aprire dei negozi.
"Se entrate in un negozio Apple in un qualsiasi giorno della settimana, vedrete che è pieno di gente, non per il prezzo o la scelta, perché spesso un negozio Apple è più caro, ma perché offre un’esperienza di acquisto reale: cose da vedere e toccare, un buon servizio.''
Guardando a un futuro lontano, non ha molto senso insinuare che i negozi fisici siano morti, quando i negozi on-line non fanno altro che aprire negozi non virtuali o lanciare continui pop-up. Anche se non torneremo mai alle città degli anni ‘90 con una fiorente via dello shopping è comunque miope prevedere che i negozi tradizionali scompaiano per sempre.
Siamo creature viventi, fatti di carne e sangue, interagiamo con il mondo attraverso tutti e cinque i sensi e le aziende che ne approfitteranno conosceranno probabilmente un futuro prospero.
David Sax è un giornalista e autore di The Revenge of Analog: Real Things and Why They Matter (La rivincita dell’analogico: le cose reali e la loro importanza) edito da Public Affairs.
Questo articolo è tratto dalla rivista Reach Out and Touch (Toccare con mano), una pubblicazione di Sappi Europe e John Brown.
Citazioni
Vendita di vinili: British Phonographic Industry.
Crescita del fatturato dei giochi di società: Gruppo NDP.
Vendita di libri cartacei: Nielsen Bookscan.
Vendite di audiocassette: The Official UK Charts Company 2019.